le fatescappate




Le fate scappate è un piccolo mondo tra montagne e boschi incantati dove,con carte,stoffe,perline e merletti ,le fate danno vita ad allegre magie...


Montese.Modena.Italy

sabato 25 aprile 2015

25 aprile: "sicura mamma? " "sicura,dobbiamo andare! "




 70anni sono una vita, 
sono un soffio di vento.
70 anni 
ad 
un bambino sembran un'etrnità
ad
 un vecchio
sembran un attimo.
sembra ieri.
70anni 
ed
 il bisogno di raccontare, 
di andare,
 di vedere
comunque,
 nonostante  
quel nodo che serra la gola
nonostante tutto
...

" nel '43 avevo 4 anni,
ricordo poco,
ero piccola,
a casa eravamo rimaste 
solo
io, mia mamma 
e
 mia sorella,
sai,
la zia Gabriella,
 è nata 
quando il babbo era già
andato vi,
quando tornò,
lei,
non voleva neanche andargli in braccio,
non lo conosceva.

papà non c'era.
papà era stato chiamato alla guerra.
il babbo ci scriveva lettere,
in una
 chiese alla mamma di mandargli una mia foto,
ma
 non ne avevamo di foto,

la mamma mi prese in braccio
e,
a piedi,
mi portò fino a Pavullo
:
la   
mia prima fotografia

in quel periodo abbiam cambiato spesso casa,
la nostra non era sicura,
non c'era un rifugio,
andavamo a Casa Ghiarone ,
là ho dormito in una mangiatoia,
ai Palazzoli
stavamo in una cantina

alla
Baldiola
 da dove vidi le lenzuola bianche sventolare


 


quando bombardavano,
se eravamo per strada,
 ci nascondavamo dietro ad un albero,
mi ricordo di un castagno...

e
 poi  la guerra finì.

lenzuola bianche sventolavano dalle finestre di Verica
ai Bertocchi 
suonavan le campane

ma
 per noi
la guerra non era finita,
a casa non avevamo più niente,
neanche i vetri alle finestre
o
i materassi,
non c'erano più
i libri,
non c'era più niente.
e
 non c'era neanche il babbo

era ancora lontano,
 ci raccontò, poi,
di esser stato

 in un
 "campo di lavoro"
in Danimarca

no,
il babbo non c'era ancora
il babbo non era ancora tornato,
tutti gli uomini stavano tornando a casa,
il babbo no 
 
le lettere,
le lettere dal fronte tornavano indietro
il mio papà...
 
io andavo dietro alla porta,
annusavo i suoi vestiti
e
piangevo.


...

poi basta,
basta
...
no,continuo

...

poi
arrivò
agosto.
l'Arduina e la zia Giovannina 
corsero da noi
"guardé,guardé
Genovefa, 
guerdà
intla pasarela,
sovra e fiom
ghè Guido cl'ariva"

(guardate, guardate,
Genoveffa,
guarda là,
nella passarella,sul fiume,
c'è Guido che arriva)

ecco
fu in agosto,
per la fiera di San Bartolomeo, 
che la mia guerra finì
...
non ricordo tanto,
ero piccola,
avrei voluto ascoltarlo di più,
il babbo,
a lui piaceva raccontare,
ma 
sembra  sempre d'avere tanto tempo
...






 " nel  '43 io avevo 7 anni,
abitavo a Verica,
nel nostro cortile abitavano
nove famiglie,
alcune  ospitavano i tedeschi,
altre
facevan da mangiare,
in segreto,
per i partigiani.

mia madre e mio padre 
per sopravvivere
facevano mercato nero,
partivano a piedi,
di nascosto 
e tornavano con 
le sigarette,
la farina
il sale

mio padre maccellava 
di contrabbando

e
 bisognava stare attenti 
che 
non ci scoprissero.

no,

mio padre non era andato in guerra,


cioè,


non era stato chiamato alle armi,
era del 1900,
era troppo vecchio.
Guido 
fu l'ultima classe richiamata,
lui era del '10,
però.



cadevano bombe
che lasciavan crateri grandi come una casa.
noi non avevamo dove andare,
c'era una cantina semi sotterrata,
andavamo lì.

mio padre non era andato in guerra,



cioè




mio padre era partigiano,
era un partigiano di Montefiorino,
partiva spesso 
da Verica

andava lassù,
andava 
a Montefiorino


 


sì,
con Armando 
ed
 altri suoi compagni





già,
i suoi compagni

stavano rientrando da lassù,
il mio babbo ed i suoi compagni

lui,
quel giorno  passò da Pavullo,

tornò da noi

gli altri,
i suoi compagni
 non tornarno più

furono presi 

uccisi

un gruppo venne ucciso lì,
sul ponte del Leo,

gli altri per andare a Montespecchio.

il mio babbo,
quel,
giorno

 passò da Pavullo,
lui tornò "
 


70anni
...
 quei due bambini,
in una sera d'inverno
si son seduti 
davanti 
ad una telecamera 
per aiutare Marta,
la loro FataNipotina,
in un compito per la scuola,
due bambini
seduti davanti ad una telecamera
per raccontare
una storia,
la loro storia

una storia vecchia di 70anni,
una storia che sembra lontana,
fuori dal tempo,
una storia 
in bianco e nero
che continuiamo a raccontarci 
ogni 25 aprile,
in quel bacino,
in quell' augurio

una storia che oggi abbiam
 riguardato
riascoltato
rivissuto
insieme

...
una storia che ci raccontiamo
comunque,
nonostante tutto
che ci siamo raccontati anche 
oggi,
 preparando lo zaino con i panini,
per andare domani 
...

"sicura mamma?
sarà dura,
potrebbe farvi male? 

"
sicura
...perchè bisogna 
che
 anche voi
che non c'eravate
sappiate 
perchè bisogna che sia anche un vostro ricordo,
perchè
 a volte 
soffia ancora un vento nero,
a volte
 si senton parole che fan paura

perchè bisogna andare e raccontare,
 comunque ,
nonostante tutto,
anche se fa male,
anche se fa piangere
...
ecco,
perchè  domani vorrei venire
lassù sui monti,
a Sant'Anna di Stazzema,
anche se piangerò 
ancora"




noi,
oggi
preparando lo zaino,
ringraziamo 
quei 
due bambini
per aver avuto
la forza

la generosità
 di raccontarci ancora
la loro storia.
li ringraziamo
per il coraggio di andare
di stare ancora diritti,
dopo 70anni,
con i loro racconti,
davanti 
ad un vento nero che a volte ancora soffia
 




se vi va potrete rileggere altri frammenti di questa nostra storia
in :
 25 aprile
e
 25 aprile: pupà l'era ché

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