eravamo incerte, non sapevamo se raccontarla questa piccola gita
...
ma forse è una bugia questa,
sapevamo che l'avremmo raccontata,
non sapevamo quando, ma sapevamo l'avremmo fatto
semplicemente
perchè
DOVEVAMO FARLO,
perchè
BISOGNA ANDARE
e
ve la raccontiamo ora
ora che
fuori nevica
e
noi ce ne stiamo a casa a guardar la neve scendere giù
lo facciamo oggi
e
se
un pochino ci conoscete,
sapete perchè
...
qualche settimana fa, prima che tutta questa neve iniziasse ad ammorbidire i contorni siamo andate a cercar la primavera,
siamo scese a valle
e,
ad un tratto,
il nostro destriero
ha cambiato strada,
la morbida campagna reggiana si è aperta davanti a noi
...
dove ci porti?
perchè?
a CASA CERVI
perchè devi vedere devi sapere devi raccontere
ad accoglierci c'è lui
un babbo,
Alcide,
a
cui hanno ucciso
7 FIGLI
Gelindo
Antenore
Aldo
Ferdinando
Agostino
Ovidio
Ettore
7 fratelli dai nomi antichi,
con idea nuove
anche ora
nomi antichi,
forse.
eppure,
in quella loro casa
ci sembra di sentir parlare di noi,
della nostra storia
di una storia che già ci è stata raccontata,
solo con un finale diverso
sì, una storia simile,
e
dentro quella casa lo capiamo davvero,
capiamo di quanto,
nonostante gli anni passati, nonostante i chilometri di distanza,
nonostante non ci siano montagne, ma colline,
la loro storia sia dentro di noi
:
sia la nostra
:
lo capiamo quando vediamo quei loro frammenti di vita
simili ai nostri
a quelli che i nostri nonni sfioravano con mano leggera,
perchè sfiorando quegli oggetti
sfioravano
le loro vite,
i loro passi,
le loro paure,
le loro lotte,
i loro ricordi,
il loro passato,
il nostro futuro
lo capiamo
e
se
chiudiamo gli occhi riusciamo addirittura a vedere i monti,
questa finestra si affaccia sui monti,
i nostri
sì,
su quei monti
dove siamo andate,
dove
il nostro babbo,
in un sorriso ha detto
:
" ecco,
pupà l'éra con Armando Canèla,
pupà l'éra ché "
ed
è
proprio così,
questa pianura parla anche di noi
perchè non parla di un luogo,
ma di un 'idea
perchè
non parla di distanze,
di confini,
di diversità,
di sbarre
parla di
unione,
ugualianze,
di
libertà
parla di sogni,
di lavoro,
di
preghiere e rivoluzione
di un "padre nostro" e di una falce
parla di campi da arare
e
passi da camminare
e
passi da camminare
parla di noi
parla di paura,
parla
di
vigliacchi squadristi
portatori di nera morte
difronte
a
schiene diritte,
sguardi fieri,
idee
portatrici di sogni
e
vita
In quel vecchio che continua a guardare il mondo con un sorriso,
in quel vecchio che ci saluta,
in quel vecchio che porta sulla giacca
7 medaglie d'argento,
7 medaglie d'argento,
che porta sul petto
7 figli uccisi dai fascisti
c'è la nostra storia,
il nostro passato,
il nostro futuro
perchè il vento che
muove
quella
bandiera tricolore,
ciò
che le permette di sventolare
è
libertà,
quella libertà nata
sui monti di Montefiorno,
nelle pianure di Reggio,
a Sant'Anna di Stazzema,
a Marzbotto
su questi nostri monti,
in tutti i luoghi che hanno visto uomini liberi sognare,
e
farlo
e
farlo
in grande,
sognare non per paura
ma
per coraggio,
il coraggio
di
lottare
contro uomini vestiti di nero
il vento che la muove
è
un vento
libero e colorato
è
il vento della libertà
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se di quà sei passato e un leggero pensiero vuoi lasciare,
sussurra le tue parole al vento,
le fate lo sentiranno....