le fatescappate




Le fate scappate è un piccolo mondo tra montagne e boschi incantati dove,con carte,stoffe,perline e merletti ,le fate danno vita ad allegre magie...


Montese.Modena.Italy

martedì 28 aprile 2015

sì,mamma,dovevamo venire

....giro giro tondo...



 le chiacchiere,
le risata
:
sembra una gita



poi la strada inizia a salire
decisa
gli ulivi cedon il passo ai castagni

"sembra di andare ai Bertocchi",
dice il babbo

sì, 
è così babbo,
sembran i nostri monti
...
forse

 è per questo che ci sembra,
ogni volta,
di riconoscer  casa,
forse 
è 
perchè
il sussurrare dei pini 
sembran dirci 

"benvenuti"

forse 
è
perchè
 casa 
è
dove il cuore si emoziona



forse,   
ma non lo sappiamo 
con certezza,
quel che sappiamo
è
che quando  il destriero si ferma,
taccion 
le risa,
taccion le chiacchiere

rimane solo il silenzio 

il silenzio,
un sussurro
ed 
un pugno nello stomaco

 
la gola di nuovo si chiude.

ma non importa,
perchè è giusto così,
perchè bisogna andare,
comunque,
nonostante tutto
...

ed 
  andando ,
il silenzio che ti abbraccia 
diventa urlo,
in una chiesa,
 diventa 
silenzio che urla
e
urla 
canta 
:
giro giro tondo


era la primavera-estate del 1944.
un giro tondo di bambini,
mani nelle mani,
festeggiano la fine dell'anno scolastico
bambini,
bambini che sognavano
:
" vorrei diventare vecchio come mio nonno"
"vorrei vedere il mare"
vorrei girare il mondo"
"vorrei fare il pilota"
"vorrei...
vorrei...
vorrei..."


davanti a quella chiesa 
c'era vita,
 c'erano sogni


giro giro tondo,
casca il mondo,
casca la terra
tutti,
tutti,
tutti
giù per terra

quei bambini,
davanti a  quella chiesa 
furono
 tutti uccisi,
massacrati,
 insieme ad altre centinaia di persone,
dai nazifascisti


ed ora il silenzio lo puoi quasi toccare,
lo tocchi negli occhi 
di tua madre e tuo padre,
lo tocchi,
ti avvolge
come la nebbia .
ti tocca quel silenzio 
ti tocca
entra in te,
ancora una volta
entra in te. 



"mamma,
se vuoi torniamo indietro"

"no!
piango,
 ma son   contenta d'esser qui,
piango perchè penso a cosa hanno patito,
a quanto hanno sofferto,
piango perchè penso a quel che qui è successo,
piango perchè penso a quello che potrebbe succedere 
ancora.
Mia re che ag venesen tòt,chè
mia re feg vni al scol
mia re fè veder 
mia re cl'a zenta la vdesa,
cl'a capesa,
zig ma son contenta d'eser chè.

(bisognerebbe che venissero tutti ,
qua,
bisognerebbe far venire le scuole,
bisognerebbe
che le persone vedessero,
che capissero,
piango,
 ma soncontenta d'esser qui)"

 sì,
perchè in questo piccolo angolo di mondo 
il silenzio
 racconta di uomini,
donne,
bambini ,
il silenzio qui racconta

...

e
 lo fa
passando attraverso  uno sguardo





in una lettera ,in una spilla

 in un anello od un cappello

 lo fa in una bambola trovata stretta tra le braccia di una bambina,
in un abito nuovo nascosto da una ragazza
o in una sveglia che interruppe
il suo tictac
quando il mondo finì





il silenzio,
in questo luogo,
racconta,
non si stanca mai.
come non si stanca quella strada 
che ancora ci aspetta
 come una promessa 



questa strada che si arrampica,
e
 che,
nel silenzio,
racconta di una via crucis
racconta di Cristo 
degli uomini,
di un sacrificio
dell'amore



 


 questa strada che si arrampica
che 
 alla fine
mantiene 
la promessa
sussura
 tra i pini,nel vento
con la nebbia che ti avvolge
che
sì,
sì,
sì,
c'è speranza
che fin quando nel silenzio sapremo raccontare
queste storie 
ci sarà
speranza


se sapremo portare in noi quei nomi,
le risa di quei bambini,
il loro cantare spensierato
:
gira gira tondo
...
se ricordando il silenzio
sapremo proteggerli
non ci sarà
più vento tanto forte da spezzare
sorrisi







perchè
laggiù
c'è
il mare,
laggiù ci sono sogni,
laggiù
c'è vita
laggiù,
davanti a quella chiesa,
c'è una giovane mamma
che dice ai suoi piccoli bambin,
mentre leccano un gelato
:
"immaginate...
immaginate...
immaginate..."
ed
 immaginando,
in un sussurro,
 spiega loro 
che 
errore,
che orrore
immane
è 
la guerra.




sì,mamma
dovevamo venire,
sì,mamma
dovremo
tornare ancora
e ancora
raccontare il silenzio

sabato 25 aprile 2015

25 aprile: "sicura mamma? " "sicura,dobbiamo andare! "




 70anni sono una vita, 
sono un soffio di vento.
70 anni 
ad 
un bambino sembran un'etrnità
ad
 un vecchio
sembran un attimo.
sembra ieri.
70anni 
ed
 il bisogno di raccontare, 
di andare,
 di vedere
comunque,
 nonostante  
quel nodo che serra la gola
nonostante tutto
...

" nel '43 avevo 4 anni,
ricordo poco,
ero piccola,
a casa eravamo rimaste 
solo
io, mia mamma 
e
 mia sorella,
sai,
la zia Gabriella,
 è nata 
quando il babbo era già
andato vi,
quando tornò,
lei,
non voleva neanche andargli in braccio,
non lo conosceva.

papà non c'era.
papà era stato chiamato alla guerra.
il babbo ci scriveva lettere,
in una
 chiese alla mamma di mandargli una mia foto,
ma
 non ne avevamo di foto,

la mamma mi prese in braccio
e,
a piedi,
mi portò fino a Pavullo
:
la   
mia prima fotografia

in quel periodo abbiam cambiato spesso casa,
la nostra non era sicura,
non c'era un rifugio,
andavamo a Casa Ghiarone ,
là ho dormito in una mangiatoia,
ai Palazzoli
stavamo in una cantina

alla
Baldiola
 da dove vidi le lenzuola bianche sventolare


 


quando bombardavano,
se eravamo per strada,
 ci nascondavamo dietro ad un albero,
mi ricordo di un castagno...

e
 poi  la guerra finì.

lenzuola bianche sventolavano dalle finestre di Verica
ai Bertocchi 
suonavan le campane

ma
 per noi
la guerra non era finita,
a casa non avevamo più niente,
neanche i vetri alle finestre
o
i materassi,
non c'erano più
i libri,
non c'era più niente.
e
 non c'era neanche il babbo

era ancora lontano,
 ci raccontò, poi,
di esser stato

 in un
 "campo di lavoro"
in Danimarca

no,
il babbo non c'era ancora
il babbo non era ancora tornato,
tutti gli uomini stavano tornando a casa,
il babbo no 
 
le lettere,
le lettere dal fronte tornavano indietro
il mio papà...
 
io andavo dietro alla porta,
annusavo i suoi vestiti
e
piangevo.


...

poi basta,
basta
...
no,continuo

...

poi
arrivò
agosto.
l'Arduina e la zia Giovannina 
corsero da noi
"guardé,guardé
Genovefa, 
guerdà
intla pasarela,
sovra e fiom
ghè Guido cl'ariva"

(guardate, guardate,
Genoveffa,
guarda là,
nella passarella,sul fiume,
c'è Guido che arriva)

ecco
fu in agosto,
per la fiera di San Bartolomeo, 
che la mia guerra finì
...
non ricordo tanto,
ero piccola,
avrei voluto ascoltarlo di più,
il babbo,
a lui piaceva raccontare,
ma 
sembra  sempre d'avere tanto tempo
...






 " nel  '43 io avevo 7 anni,
abitavo a Verica,
nel nostro cortile abitavano
nove famiglie,
alcune  ospitavano i tedeschi,
altre
facevan da mangiare,
in segreto,
per i partigiani.

mia madre e mio padre 
per sopravvivere
facevano mercato nero,
partivano a piedi,
di nascosto 
e tornavano con 
le sigarette,
la farina
il sale

mio padre maccellava 
di contrabbando

e
 bisognava stare attenti 
che 
non ci scoprissero.

no,

mio padre non era andato in guerra,


cioè,


non era stato chiamato alle armi,
era del 1900,
era troppo vecchio.
Guido 
fu l'ultima classe richiamata,
lui era del '10,
però.



cadevano bombe
che lasciavan crateri grandi come una casa.
noi non avevamo dove andare,
c'era una cantina semi sotterrata,
andavamo lì.

mio padre non era andato in guerra,



cioè




mio padre era partigiano,
era un partigiano di Montefiorino,
partiva spesso 
da Verica

andava lassù,
andava 
a Montefiorino


 


sì,
con Armando 
ed
 altri suoi compagni





già,
i suoi compagni

stavano rientrando da lassù,
il mio babbo ed i suoi compagni

lui,
quel giorno  passò da Pavullo,

tornò da noi

gli altri,
i suoi compagni
 non tornarno più

furono presi 

uccisi

un gruppo venne ucciso lì,
sul ponte del Leo,

gli altri per andare a Montespecchio.

il mio babbo,
quel,
giorno

 passò da Pavullo,
lui tornò "
 


70anni
...
 quei due bambini,
in una sera d'inverno
si son seduti 
davanti 
ad una telecamera 
per aiutare Marta,
la loro FataNipotina,
in un compito per la scuola,
due bambini
seduti davanti ad una telecamera
per raccontare
una storia,
la loro storia

una storia vecchia di 70anni,
una storia che sembra lontana,
fuori dal tempo,
una storia 
in bianco e nero
che continuiamo a raccontarci 
ogni 25 aprile,
in quel bacino,
in quell' augurio

una storia che oggi abbiam
 riguardato
riascoltato
rivissuto
insieme

...
una storia che ci raccontiamo
comunque,
nonostante tutto
che ci siamo raccontati anche 
oggi,
 preparando lo zaino con i panini,
per andare domani 
...

"sicura mamma?
sarà dura,
potrebbe farvi male? 

"
sicura
...perchè bisogna 
che
 anche voi
che non c'eravate
sappiate 
perchè bisogna che sia anche un vostro ricordo,
perchè
 a volte 
soffia ancora un vento nero,
a volte
 si senton parole che fan paura

perchè bisogna andare e raccontare,
 comunque ,
nonostante tutto,
anche se fa male,
anche se fa piangere
...
ecco,
perchè  domani vorrei venire
lassù sui monti,
a Sant'Anna di Stazzema,
anche se piangerò 
ancora"




noi,
oggi
preparando lo zaino,
ringraziamo 
quei 
due bambini
per aver avuto
la forza

la generosità
 di raccontarci ancora
la loro storia.
li ringraziamo
per il coraggio di andare
di stare ancora diritti,
dopo 70anni,
con i loro racconti,
davanti 
ad un vento nero che a volte ancora soffia
 




se vi va potrete rileggere altri frammenti di questa nostra storia
in :
 25 aprile
e
 25 aprile: pupà l'era ché

venerdì 24 aprile 2015

il vento...


chi fa giocare le nostre mani,
cosa le muove,
quale il filo che tutto unisce?
a volte  
è
un pensiero,
altre un'emozione,
altre ancora
è il mondo là fuori,
altre
 il mondo qua dentro
...


oggi
 è il vento che soffia
leggero.
che muove le cose,
che nello scompiglio,
riordina
...





 oggi è il vento 
che si ricorda
di un giorno di sole,
di un giorno di primavera,
oggi è il vento 
che si ricorda 
quando soffiando forte 
portò
i colori del domani


in questi giorni in cui 
il nostro cuore ricorda 
le nostre mani hanno preso il vento 
con il vento
hanno infilato 
collane
bracciali
...



lunedì 20 aprile 2015

18 aprile

ci son date che son percorsi,
che tratteggiano vite,
ci son date 
che non son solo numeri
caselle su un calendario
ci son date che raccontan storie
...
la storia delle fate,
la nostra storia,
inizia 
il 18 aprile 1964,
in un piccolo oratorio nascosto tra i monti
....


son passati un po' di anni da allora,
ma 
il 18 aprile 
ha deciso 
di esser ancora una volta
inizio,
di tornar a raccontare nuove storie


la storia
di 
Valentina e Vincenzo
e
l'inizio del loro viaggio insieme

 


e così
quando Valentina è venuta 
a domandar aiuto alle nostre mani
con ancor più 
gioia 
abbiamo
acconsentito
e
 le nostre manine sorridendo 
hanno giocato:

coni riso


tableau de mariage
dolcezze segnatavolo
roselline e fiocchetti per un romantico segnaposto










































e
 continuando a giocare sorridendo
le nostre manine
augurano 
Vincenzo e Valentina
un viaggio 
altrettanto 
lungo
felice
come quello
che iniziò
in quel
oramai lontano
18 aprile 1964



grazie,grazie,grazie
a tutte le fatine 
e
a tutti gli stregoni
che 
hanno giocato con noi
:
fata Valeria,fata Manù,fata Francesca, fata Daniela
e
StregoneDaniele