lunedì 24 marzo 2014

rose e collane concettuali


a volte,
 per raccontare una storia,
 è meglio iniziare dalla fine...

.Questa è una di quelle storie.


 avevamo un'idea in testa,
un'idea fumosa, 
idea ancora in divenire ...
quando,
 nel nostro piccolo angolo di mondo è entrata una ragazza,
una ragazza che spesso indossa un sorriso
e gioiosi "ciabotti",

oggi no, 
oggi ci ha semplicemente detto:
"mi serve una collana,
una collana con del rosso,
 vesto sempre di nero, ultimamente,
ma devo esprimere un concetto..." 
e cosi,
mentre cercavamo il necessario per raccontare quel concetto,
abbiam parlato di malinconia, 
di minimal e di sorrisi,
sorrisi che hanno sempre motivo per colorare il nostro viso,
sempre
...
a noi
 l'aveva raccontato, 
qualche tempo fa,
 un grande maestro del sorriso,
e gli abbiamo creduto
...

oggi,
noi,lo abbiamo raccontato a quella ragazza,
e tra le mani la collana ha iniziato a raccontarci il suo concetto,
tra il vorticare del rosso è apparso un sorriso,
ed un'affermazione
" ora sorrido
 e
 quel rosso è una ripartire,
una rinascita..."

e se,
 mentre le nostre mani giocavano
cercando il concetto,
tra noi cantavamo:

"..Giornate senza senso,come un mare senza vento
come perle di collane di tristezza.."
-Guccini-

dopo,
quando siam rimaste sole nel nostro piccolo angolo di mondo,
e le nostre mani 


hanno ripreso a dipanare quell'idea fumosa,

trasformando  lamina di rame in rose,



e le rose in collane ed anelli...


 la nostra mente si è ricordata di una voce,
una voce che alla radio,
 anni fa,
 raccontava

:

"Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.

Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.

Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti..."

-Testo originale Diego Cugia, alias Jack Folla-



quella voce, le sue parole e 
le nostre rose di rame 
sbocciate in marzo,
in un giorno di vento e neve,
sono per tutte le donne in rinascita 
per 
i sorrisi 


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